LO SPETTRO DEI 3 BIG (parte 1)

Editoriale di GLAUCO BENIGNI 
Prima puntata di due

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Russia e USA ringhiano l’un l’altra, mentre Cina e USA abbaiano (per il momento) . I media mainstream ci fanno credere che le linee di demarcazione tra “nemici” siano  chiare, ma non è così. Ci sono infatti alcuni Soggetti Finanziari che continuano a far affari  con il consenso di tutti, spesso sfruttando le “opportunità” offerte dalla guerra e “pilotando” ufficialmente a loro vantaggio la transizione ecologica. Tra queste la più attiva in assoluto si chiama  Black Rock, unico Fondo di Investimento che gode di un accesso speciale ai mercati azionari in Cina.  A Pechino e a Shangai investe trilioni di dollari, raccolti presso i risparmiatori USA; e da Pechino e Shangai distribuisce (quasi sempre ) utili che derivano dal positivo andamento delle industrie cinesi. Il tutto in barba alle scaramucce. Eh sì, la FInanza è paradossale : è amorale, aideologica,  apartitica … si muove solo a favore del profitto, dovunque e comunque sia esso reperibile.  
Ma Black Rock non è sola ovviamente … al suo fianco nella F1 della finanza mondiale, si muovono Vanguard  e State Street Global Advisor. Sono i  maggiori Fondi Comuni del mondo. Ovvero Fondi di investimento, gestiti da esperti professionisti,  che raccolgono denaro “fresco” da una sterminata e variegata quantità di risparmiatori-investitori.  Probabilmente anche Chi sta leggendo in questo momento è stato tentato, da qualche addetto della propria Banca,  a investire in uno dei loro programmi. Forse qualcuno lo ha anche fatto senza rendersi bene conto di cosa significa. 
Con miliardi e miliardi di “denaro fresco” i 3 acquistano titoli nelle diverse Borse del Pianeta e ridistribuiscono utili alle scadenze .  Gli investitori  possono essere di natura commerciale o istituzionale, ma anche semplici privati che accedono ai loro diversi piani di investimento. Il motto dei più cinici e “realisti” è ” perchè avremmo dovuto socializzare i mezzi di produzione quando si possono socializzare i profitti ?” E questo la dice lunga sul perchè il socialismo reale  ha perso ai punti contro il liberismo integralista.  
I 3 costituiscono il Gotha. Loro  sono i sacerdoti del Tempio del Dio denaro,  appaiono strettamente interconnessi l’uno con l’altro grazie a incroci proprietari e legami molto riservati e personali tra gli appartenenti ai loro rispettivi CdA.
In sostanza quando si parla di “capitalismo finanziario” , di “imperialismo neoliberista” o quando si evoca “la Finanza” quale leva strategica per orientare i destini della contemporaneità e del futuro,  si parla di loro . I 3 sono al centro di un vasta galassia di sigle , in cui compaiono altri importanti Fondi e Banche ,  tra cui: Fidelity, T-Rowe, Goldman Sachs, J.P.Morgan, Morgan Stanley.  Le masse di denaro da loro gestite agiscono come il nucleo di  un sistema gravitazionale, provocando  attrazione e repulsione sull’intera costellazione bancaria  e assicurativa. Grazie alle posizioni strategiche nei diversi azionariati, costituite dai loro imponenti investimenti, i Big 3 sono in grado di “condizionare” ogni attività : produzione, distribuzione di merci e servizi, trasporti, sanità, ricerca, etc… 
Negli ultimi 14 anni, sono cresciuti a dismisura , in un sistema planetario , dinamico sì ma fondamentalmente equilibrato e hanno  assunto una posizione centrale nella scena , determinando in tal modo nuovi equilibri e squilibri e nuove orbite di tutti i precedenti pianeti e satelliti che erano presenti nel cosmo finanziario. 

I 3 godono ovviamente di massimo rispetto , ma fanno veramente paura !

Gia’ nel 2017, alcuni ricercatori  dell’Università di Amsterdam spiegavano che : “Dal 2008 si è verificato un massiccio spostamento dalle strategie di investimento .
Abbiamo mappato in modo esaustivo la proprietà delle Big Three negli Stati Uniti e abbiamo scoperto che insieme costituiscono il maggiore azionista dell’88% delle 500 società presenti nelllo S&P.” ( L’indice azionario in cui la maggior parte delle persone investe, ndr). 
Tradotto , vuol dire che  i Big Three sono il maggiore azionista unico di giganti quali :  Apple, Microsoft, ExxonMobil, General Electric, Coca-Cola.
Da notare che i 3 sono anche azionisti molto importanti sia di Alphabet-Google che di Amazon e Facebook. Ciò vuol dire che la loro influenza è estesa anche ai maggiori veicoli di informazione nell’area digitale . Così come alle grandi società farmaceutiche o automobilistiche o alimentari. 
Sono constatazioni eccezionali. Se corrispondono alla realtà, ciò contravviene a ogni precedente visione di libera concorrenza e descrive una posizione dominante che mai si era realizzata nella Storia. 
Continuano i Professori di Amsterdam – “si può affermare che le Tre Grandi utilizzano strategie di voto coordinate e quindi perseguono obiettivi di corporate governance centralizzata… Inoltre possono esercitare un “potere occulto” attraverso impegni privati con il management delle società investite ” 
BlackRock ha recentemente sostenuto di non essere legalmente il “proprietario” delle azioni che detiene. “Siamo piuttosto i custodi del denaro a noi affidato dagli investitori”- affermano. Hanno ragione , ma non per questo cambia la facoltà di indirizzo e controllo. 

Fin quando l’indice accusatorio veniva puntato dagli europei – e non ostante le preoccupazioni della Commissione Antitrust della UE – la scena  in USA veniva minimizzata e i rischi sottovalutati. Ora però si sono svegliati  l’Antitrust e il Dipartimento di Giustizia statunitensi. 
In sostanza , conti alla mano, si dimostra che da soli i 3 gestiscono più di 20  trilioni di dollari e che in tal modo si trovano a controllare 4 azioni su 10 delle maggiori corporations USA. 
Alcuni ricercatori di Harvard hanno calcolato che le masse gestite da questi giganti, con il relativo potere di rappresentanza che ne consegue, sono destinate a incrementarsi rispettivamente del 34% nei prossimi dieci anni e del 41% calcolando un arco temporale di un ventennio.” 
Per concludere c’è da notare che :  i 3 si comportano come un vertice di feudatari che gestisce immensi territori finanziari e digitali dando in comodato d’uso valore di scambio e sequenze numeriche di bytes ; questa loro facoltà dipende dal fatto che ogni anno centinaia di milioni di umani e centinaia di migliaia di CdA, in varie forme, affidano loro “spontaneamente”  i propri risparmi e/o le loro eccedenze.  “Spontaneamente” significa che c’è un largo consenso rispetto alla loro gestione ; tale consenso però è condizionato dall’aspettativa di ottenere dividendi e non si esprime sul “cosa” si sostiene e sul “come” ciò avvenga . In sintesi : per la prima volta nella Storia assistiamo al fatto che i Popoli: impauriti, affaticati, impotenti e diciamolo pure “oppressi” dal Vertice del Pianeta, sono disposti a finanziare i loro oppressori e ad accettare un controllo sempre più ossessivo, in cambio della promessa di dividendi che nel corso del tempo evaporano come neve al sole al variare dell’inflazione e del costo delle materie prime. Non vi sembra paradossale ?  

I mercati finanziari del mondo da qualche anno sono dominati dai Fondi Comuni di Investimento come in passato i Grandi Feudatari dominavano le nazioni.  Ma chi sono ? Cerchiamo di conoscerli meglio .  
The Vanguard Group ha sede a Malvern, un sobborgo di Philadelphia, in Pennsylvania. E’ stata fondata nel 1975 da John C. Bogle,  gestisce un patrimonio pari a 7 trilioni di dollari grazie a circa 18.000 dipendenti. L’attuale CEO si chiama Mortimer J. Buckley 
BlackRock ha sede a New York. Gestisce un patrimonio totale di 8 trilioni di dollari , dei quali un terzo investito in Europa e  500 miliardi nella sola Italia . E’ stata fondata nel 1988 da Laurence D. Fink (CEO) , Susan Wagner e Robert S. Kapito . Ha 15.000 dipendenti 
State Street Global Advisors è la divisione di gestione degli investimenti di State Street Corporation. Gestisce circa 4.14 trilioni di dollari . Ha sede a Boston, Massachusetts . Il CEO è Cyrus Taraporevala . Ha 2500 dipendenti. 

Questi dati (fonte Wikipedia) confermano che il patrimonio totale gestito da Big 3 ammonta a circa 20 trilioni nel 2021. Ora la domanda è : se la cassa è pari a 6 volte il PIL tedesco o , se volete, a 8 volte il debito pubblico italiano … qual’è la visione del futuro di Chi la gestisce ? 
Ma soprattutto , stando alle proiezioni di alcuni accademici di Harvard , se si superano i 20 trilioni e si vola verso i 30 trilioni nel 2030, allora la cassa sarà pari a circa metà del PIL dell’intero pianeta . 
Come è possibile che , sommando tutti gli addetti che lavorano per Big 3, ovvero  35.000 persone, si  gestisca una simile massa finanziaria che è equivalente a quella prodotta da metà della popolazione, ovvero 3,5 miliardi di umani ? C’è qualcosa che non funziona  

Un pezzo della risposta “tecnica” si rinviene in queste affermazioni . “Il principale driver della crescita è rappresentato dalla gestione passiva: ovvero dagli Etf, destinati a toccare i 25mila miliardi di dollari di masse gestite entro i prossimi sette anni”- secondo le stime di Jim Ross, presidente di State Street”. 
Gli ETF,  ovvero gli  exchange-traded fund, sono un tipo di fondi d’investimento appartenenti agli ETP (Exchange Traded Products), ovvero alla macro famiglia di prodotti a indice quotati, aventi il fine di replicare un indice di riferimento (benchmark) con interventi minimi. Diversamente dai fondi comuni d’investimento e dalle SICAV, hanno gestione passiva, sono svincolati dall’abilità del gestore e sono quotati in borsa con le stesse modalità di azioni ed obbligazioni. 
Gestione passiva significa che il loro rendimento è legato alla quotazione di un indice borsistico (che può essere azionario, per materie prime, obbligazionario, monetario etc.) e non all’abilità di compravendita del gestore del fondo. L’opera del gestore si limita a verificare la coerenza del fondo con l’indice di riferimento (che può variare per acquisizioni societarie, fallimenti, crolli delle quotazioni etc.), nonché correggerne il valore in caso di scostamenti tra la quotazione del fondo e quella dell’indice di riferimento.  
La “gestione passiva” rende tali fondi molto economici, con spese di gestione solitamente inferiori al punto percentuale, e quindi competitivi nei confronti dei fondi attivi. La loro diversificazione unita alla negoziazione borsistica, li rende competitivi nei confronti dell’investimento in singole azioni. 
Sono nati negli Stati Uniti nel 1993, negoziati nell’AMEX per riprodurre l’andamento dell’indice Standard & Poor 500; (in Italia sono stati quotati a partire dal 2002). 
Gli ETF si possono definire anche “cloni finanziarii” perchè imitano fedelmente l’andamento di un determinato indice . 
Vorrei aggiungere a questa spiegazione tecnica alcune considerazioni di macro politica finanziaria. Prima del boom delle Borse, e in dettaglio prima dell’avvio di Nasdaq , che ha sostituito la compravendita “umana” con la compravendita digitale gestita da algoritmi, il Valore di Scambio ( capitalizzazione finanziaria) era fortemente correlato con il Valore d’Uso (prodotto dall’economia reale). Semplificando si può dire che la Ricchezza Materiale (il PIL) aveva un suo contrappasso ragionevole nella Ricchezza trattata nelle Borse . Con l’avvento di Nasdaq e la prima collocazione in Borsa delle Società “all digital” la finanza inizia un percorso di virtualizzazione favorito dagli scambi digitali che avvengono in uno spazio tempo in cui la velocità tende a infinito e il tempo d’accesso tende a zero . In questa nuova “dimensione numerica-finanziaria” la produzione di valore di scambio viene esaltata e cresce esponenzialmente “slegandosi” dal contrappasso materico (l’economia reale). Ciò ha consentito agli speculatori di accedere alla produzione e gestione di masse finanziarie sterminate, che vengono create in continuazione semplicemente grazie alla moltiplicazione degli “scambi” e non hanno a che vedere con l’economia materica reale. Tant’è che è noto ormai che per ogni dollaro o euro corrispondente a Valore d’Uso (economia reale) esiste in circolazione nelle Borse ( secondo il FMI ) un valore equivalente un po’ maggiore. Così ce la racconta l’FMI. Secondo altre fonti però il valore della capitalizzazione nelle borse sarebbe 3 -4 volte superiore a quello del PIL planetario.
Ecco una prima spiegazione -abbastanza sconcertante – del perchè 35.000 addetti gestiscono un valore equivalente a quello che viene prodotto da 3,5 miliardi di umani.

Glauco Benigni

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