NOTIZIARIO DALLA PALESTINA DEL 24 NOVEMBRE 2023

Parallelo Palestina – RIE Notiziario settimanale dal Medio Oriente del 24 novembre a cura di BECCIOLINI NETWORK e RETE INFORMAZIONE EUROPEA Una Parola un Link Stabilita una tregua umanitaria: leggi tutto punto per punto La Germania discuterà un progetto di legge affinché il riconoscimento dello stato sionista sia condizione sine qua non per ottenere la cittadinanza tedesca/ Greta Thunberg ha affermato che non c’è giustizia climatica in una terra occupata. Il garante tedesco l’ha accusata di antisemitismo e cambierà perfino nome all’organizzazione/ gli attivisti tedeschi invece chiedono la fine del sostegno al genocidio israeliano / In Spagna Montero e Belarra sono state escluse dal nuovo governo perché hanno condannato i massacri / Oltre 300 avvocati si sono uniti per difendere i palestinesi/e 900 giornalisti hanno sottoscritto una lettera aperta per affermare che i media non devono nascondere le atrocità del regime per le quali i termini corretti sono genocidio e pulizia etnica/ In Italia è stata annunciata la nascita di un Comitato medico nazionale di solidarietà / Quali paesi arabi non favoriscono una Palestina libera?/Secondo l’Arabia Saudita c’è bisogno di un meccanismo internazionale contro le violazioni di Tel Aviv/Come si svilupperà la campagna di boicottaggio disinvestimento e sanzioni BDS contro lo stato sionista? / Boicottare le università israeliane è per esempio una rivendicazione legittima e importante/ gli universitari milanesi cominciano dalla statale / Gli attivisti della rete No-Muos hanno manifestato a Sigonella /Il porto di Salerno, è stato presidiato per ostacolare l’ingresso e l’uscita dei camion e delle navi da guerra /e i SI Cobas hanno scioperato il 17 novembre/ La Cina chiede l’immediato cessate il fuoco /Il Congresso africano ha chiesto la chiusura dell’ambasciata/ e il Parlamento sudafricano l’interruzione delle relazioni diplomatiche / Dal Sudafrica/, Bolivia, Bangladesh, Comore e Gibuti la CPI ha ricevuto la richiesta di indagare sugli attacchi alla Striscia /Il parlamento norvegese ha adottato una risoluzione per riconoscere la Palestina/. Belgio / e Spagna stanno per farlo /La resistenza irachena amplia il fronte della guerra/ e Amman non firmerà l’accordo energetico con Tel Aviv Non si riprenderà mai da questo colpo. La protezione offerta dall’Iron Dome è stata infranta da raffiche di missili a spalla. /La sua invincibilità è stata messa in discussione /L’esercito si è ritirato in “punti più sicuri” /Mentre il regime ignora le vite dei suoi prigionieri/Cosa stanno facendo esattamente le forze speciali americane in Palestina? /C’è un’ampia disapprovazione israeliana per l’approccio sempre più supportato della soluzione ad uno Stato, mentre appoggiano l’idea di espandere il territorio fino a comprendere quella che descrivono come la loro storica terra biblica/Il “Piano Risolutivo” del Ministro di estrema destra riscuote il sostegno popolare e si traduce in un ultimatum per Gaza: emigrazione o annientamento. / Una rivista israeliana invita a prepararsi alla guerra con l’Egitto/ Il regime ha rifiutato la visita del Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani / Ha ammesso che circa 200 dei corpi che secondo loro erano israeliani uccisi il 7 ottobre sono combattenti di Hamas. /Sta implodendo, inesorabilmente, la propaganda sionista/Sull’ospedale al-Shifa il New York Times ha ancora smentito il regime mentre in Italia i media continuano a tacere. / Washington e Tel Aviv ci stanno portando all’armageddon/ È in azione il Male assoluto, rappresentato da un ritorno del nazismo attraverso i soldati e il governo israeliani/ Se usiamo l’osservazione scientifica, cioè un’osservazione emotivamente distaccata e non ideologicamente orientata, viene fuori che l’organizzazione più criminale del mondo è composta dall’alleanza tra questi tre attori politici: Unione europea-Casa Bianca-Il regime sionista. / Quest’ultimo, che viola il diritto internazionale, è concepito come snodo commerciale critico e persino fornitore di energia tra l’Europa, una parte del mondo arabo e l’India. Si tratta di un attacco simultaneo ai BRICS 11 su due fronti: Asia occidentale e Sud America./L’Azerbaigian ha infatti appena accusato la Francia di preparare il terreno per una nuova guerra nel Caucaso meridionale / Lo stato coloniale rappresenta il pilastro cardine su cui si fonda l’intera strategia di controllo dell’occidente collettivo sulla regione; ma può reggere uno scontro dovendo non solo affrontare una durissima battaglia urbana con le forze della resistenza a Gaza, ma anche l’impegnativo confronto con Hezbollah sul confine libanese, le punture di spillo in arrivo dallo Yemen e dalla Siria, e la crescente rivolta in Cisgiordania? Poi c’è la questione dei numerosi morti israeliani, il costo economico del conflitto, la cessazione delle attività in tutto il nord del paese, mentre più di 250.000 israeliani sono andati via, dopo l’attacco del 7 ottobre. / Che sentimento verso il futuro abbiamo noi occidentali? e come ce l’ hanno nel resto del mondo? Un modo nuovo di stare al mondo non sorgerà perché tutti quanti critichiamo quello vecchio. / E noi italiani la battaglia contro il colonialismo di Gaza non la combattiamo più perché la nostra l’abbiamo già persa./ Le forze armate USA sono stanziate in circa 170 paesi nell’intero globo, almeno 76 stati ospitano le sue 642 basi; e solo nella nostra penisola le basi NATO sono 120, più una ventina non ufficiali / Sconfiggere militarmente la Russia è impossibile e nel frattempo i paesi dell’Unione Europea continuano la loro corsa verso il baratro teleguidati da Washington/ Dal Pakistan i rifugiati afghani vengono deportati in massa/ Leggi la tragedia di Gaza attraverso i numeri pubblicati dalle Nazioni Unite/ Chiude il laboratorio di palestinesi, cavie umane per le industrie di armi e tecnologie israeliane? / Piu di 800 mila palestinesi continuano a vivere nel nord della striscia nonostante le politiche di sfollamento/ e migliaia sono intrappolati mentre l’esercito israeliano fa irruzione nell’ospedale al-Shifa /In Cisgiordania arresti di massa e detenzioni amministrative: 3000 imprigionati dal 7 ottobre,/ Secondo la polizia israeliana Hamas non sapeva del festival musicale/Leggi le prove di come il 7 ottobre molti israeliani sono stati uccisi da fuoco amico /Comunque se anche si fosse trattato solo di un atto terroristico non avrebbe, in nulla, cambiato l’ordine dei problemi. Ma non di questo si è trattato, bensì di una vera e propria operazione militare, fatta con i mezzi poverissimi che è possibile reperire nel quadro spaventoso di controllo militare e di intelligence esercitato dal regime sionista, e messa in atto da tutti i gruppi di resistenza tranne Al Fatah/ Non vi sono segni che Hamas stia cedendo, compie operazioni coordinate e complesse con droni, mortai e missili anti-tank. Non si tratta di poche persone che lottano per la loro vita, ma di un sistema funzionante. Possono muovere le loro forze di luogo in luogo, controllano almeno l’80% del sottosuolo, e sanno come rispondere rapidamente a ciò che fanno i militari israeliani /Lo stato coloniale sta pianificando una nuova occupazione militare della Striscia a lungo o a breve termine? Se decidesse di tornare, dovrebbe fare i conti con due Gaza, una popolazione ribelle e rafforzata sul terreno e decine di migliaia di combattenti nel sottosuolo. La verità è che non ha alcuna opzione militare a Gaza, e anche coloro che sostengono che Tel Aviv abbia una qualche strategia militare in mente, si illudono. L’unica soluzione per Gaza è la stessa anche per il resto della Palestina occupata: una chiara comprensione del fatto che il vero problema non sono il “terrorismo palestinese” o la “militanza”, ma l’occupazione militare, l’apartheid e l’assedio implacabile /Thomas Sankara affermò: «lo schiavo che non organizza la propria ribellione non merita compassione per la sua sorte». Occorre partire da un’analisi storica e prendere una precisa e decisa posizione politica. Chiunque, indipendentemente dai legami con lo Stato sionista, non si schieri effettivamente con la Palestina diventa oggettivamente complice del regime. /La neutralità si fonda su una corretta valutazione dei fatti. Equiparare oppressi e oppressori non è neutralità, è complicità con l’oppressore. / Il regime ha ucciso due giornalisti di Al Mayadeen in Libano con un attacco premeditato / Dalla situazione sul campo al futuro dell’assedio a Gaza City l’Intelligenza artificiale rischia sempre di più di sostituirsi all’umano, le Big Tech acquisiscono sempre più potere dettando l’agenda alla politica./e META approva l’incitamento all’odio contro i Palestinesi/ I giornali quotidianamente ci regalano i comunicati ricevuti da una manciata di agenzie di stampa internazionali a guida Nato /Il Tg2 per esempio ha esaltato un soldato che ha “guidato l’assedio all’ospedale pediatrico di Gaza”. È l’inesorabile declino (e fine) del giornalismo italiano, sempre più squalificato e immorale. / Perciò è stato creato un canale Telegram per le notizie sulla Palestina, e il “Sud Globale”. Ormai FB blocca, censura, sanziona e non è più uno spazio adeguato. Unisciti! / Come si chiama il mostro che riesce quasi a bloccare il viaggio di un grande artista come Roger Waters? Centinaia di intellettuali ebrei americani hanno dichiarato che la critica allo stato sionista non è antisemitismo”/ Tra loro anche Judith Butler e Tony Kushner. / Allora facciamo chiarezza: sono “ebrei” quelli che condividono quella religione. Sono “semiti” coloro che invece appartengono ad un ceppo linguistico che ha generato cinque lingue, comprendenti cinque etnie. Si può insomma essere ebreo ma non sionista, semita ma non ebreo così come si può essere arabi ma non islamici; e come si può essere “terroristi” da islamici, da ebrei o da anglosassoni. In fine sono “sionisti” coloro che hanno costruito lo Stato confessionale ebraico”. / L’Occidente bianco e cristiano sta usando la mistificazione paranoica dell’antisemitismo strumentalmente come una clava, con cui colpire politicamente chi lotta contro il colonialismo dello stato israeliano. E in questi ultimi giorni sono stati sospettati, quando non direttamente accusati di antisemitismo: il Papa, il segretario dell’Onu, Amnesty International, Medici senza frontiere e perfino Greta Thunberg. / Se il dipartimento di propaganda israeliano è in uno stato di disperazione, nostro compito è quello della restaurazione. È quello di riprenderci il linguaggio, di rinnovare la sua vita, strapparlo all’influenza mortifera delle istituzioni, delle burocrazie e dei media aziendali, che hanno deformato il linguaggio in uno strumento per l’imposizione del conformismo. Orwell ha descritto come il linguaggio degli ideologi e dei mandarini burocratici devasti la nostra capacità di pensare con chiarezza. Per costruire un futuro diverso il progetto deve iniziare con il recupero del linguaggio/ Il regime sionista non è più (se mai è stato) una rappresentazione dell’ebraismo; è la sua vergogna, la sua immagine rovesciata. C’è qualcosa di orribile nel modo in cui gli europei si voltano dall’altra parte mentre si svolge a poca distanza da loro un genocidio. Il genocidio di Gaza inaugura il secolo della resa dei conti tra razza coloniale e mondo colonizzato. Il regime sionista è l’avamposto del razzismo colonialista nel mondo. In nome della difesa dello stato coloniale l’Europa sta cancellando lo stato di diritto, vietando le manifestazioni pro-Palestina, criminalizzando i simboli palestinesi. / La peste venne debellata solo quando si scoprì il farmaco giusto. Nel caso attuale il farmaco non è certo cercare di sottrarsi all’accusa di antisemitismo, Oggi la peste è stata sconfitta, anche l’illegalità conclamata e la criminalità israeliane potranno esserlo. Parecchi ebrei, al pari dei palestinesi, è proprio questo che vogliono/ Trasformare la diversità dei membri in uno slancio per la cooperazione e compiere progressi collettivi sfruttando la complementarità. Queste le. parole di Xi Jin Ping/ PROSSIMI EVENTI Sabato/domenica, Film online a cura del Palestine Museum – H 18.00 Letture da “Un dettaglio minore” di Adania Shibli dal 23 al 30 novembre ad Acerra, Oristano, Sestino (AR), Lisbona, Conversano, e Terlizzi 24 novembre BROKEN – Incontro con il regista palestinese Mohamed Alatar – Milano 25 novembre Lo strano caso del tribunale dell’Aja – Milano 26 novembre La pulizia etnica della Palestina con Ilan Pappé – Torino 26 novembre termina la Mostra di arte a Venezia From Palestine: Our Past, Our Future da ARAB TUNES: Gaza’s angels – (I am stretched on your grave) Sono distesa sulla tua tomba CHECKPOINT 303 feat. Sinead O’Connor CHECKPOINT 303 è un collettivo musicale emergente della scena elettronica araba . Il progetto, assolutamente no-profit , ruota intorno alla figura del duo composto dal sound cutter tunisino MOCHA e dal sound catcher palestinese YOSH ,nativo di Betlemme. Il loro nome si ispira ad un checkpoint reale , il numero 300 , situato tra Betlemme e Gerusalemme. Il Nome del gruppo è stato modificato in CHECKPOINT 303 per rappresentare la simmetria vigente nella musica elettronica. La nascita di questo checkpoint virtuale rappresenta , secondo le parole di Mocha, un atto di resistenza artistica. Il progetto è nato nel 2004 con lo scopo di ricostruire il paesaggio sonoro della vita quotidiana di milioni di persone in Palestina e in Medio Oriente , amalgamando e rielaborando suoni presi dalla strada con beat elettronici. Quindi nei loro pezzi possiamo ascoltare i rumori di un ‘ esistenza sotto assedio fatta di stridenti suoni di pallottole, rumori del traffico, tumulti ma anche campioni presi dalla Tv ,voci di persone , canzoni e vecchie registrazioni radio. Di base a Parigi SC Mocha rielabora le registrazioni sul campo effettuate da SC Yosh il quale vaga con un microfono, tra Ramallah, Gerusalemme, Betlemme e Gaza , registrando ogni situazione , dalla più banale alla più esplosiva .L’elaborazione dei pezzi avviene servendosi anche di collaboratori internazionali . Fiancheggiatori quasi fissi del collettivo sono Cheikh Julio (field recordings e immagini), Noise Generator Som , sushi Miss K (tastiere), e VL Monalisa (Vocal). Inoltre sono previste collaborazioni con artisti come Splinters of Madness, Melski e Damski e il chitarrista Mehdi Douss. Il risultato del lavoro del collettivo è un mosaico elettronico stranamente umano , la colonna sonora della persona comune di fronte alla disintegrazione del buon senso e dellla giustizia. Tutti i brani, nonostante la loro tristezza e la loro rabbia, in qualche modo riescono non solo a rimanere molto composti (sia musicalmente che emotivamente), ma anche a tramettere un intenso ottimismo , una sorta di combattiva speranza che nella sua essenza è un appello alla pace . Il brano “Streets of Ramallah “ contiene il campione del suono di un arma da fuoco registrato durante i festiggianenti in occasione di una vittoria di Al Fatah ma non deve essere preso come un segno di fedeltà politica. “Siamo artisti, non politici ” dice Mocha. “Consideriamo il nostro lavoro come ‘musica libera dei territori occupati’. Abbiamo sempre detto che il messaggio che vogliamo diffondere attraverso la nostra musica è al di là dell’orientamento politico e del credo religioso. è profondamente umano . In altre parole, chiede il rispetto dei diritti umani fondamentali. L’uguaglianza, la libertà e la giustizia non devono avere un colore politico o un volto religioso . Sarebbe un po’ ingenuo pensare che la nostra musica possa cambiare la situazione sul terreno. Tuttavia ci auguriamo che possa contribuire a promuovere una consapevolezza internazionale che controbilanci la rappresentazione parziale della situazione in Palestina e in Medio Oriente .Ci auguriamo che si creino connessioni a livello umano…. Molte persone ci hanno contattato per usare alcuni dei nostri pezzi per un film o per un gioco. Questo è un bel modo di diffondere la voce dei senza voce nel mondo. Forse qualcuno sarà curioso e vorrà ascoltare la nostra musica. La curiosità è il primo passo verso la comprensione.” Tra i brani da loro prodotti ve ne sono due particolarmente rappresentativi della loro opera . Il primo ,intitolato “Needle stuck on Lebanon” , si apre con un inquietante reportage prima in italiano poi in inglese del recente attacco di il regime al Libano mescolato con lo scricchiolio di un disco in vinile. Piano piano si aggiungono il campione di batteria del famoso pezzo dei Bauhaus “ Bela Lugosi’s dead “ , un canto arabo in sottofondo e il ritmo di una tabla. A questo punto entra in gioco l ‘oud. La canzone avanza dentro e fuori l’incubo della guerra ed ai suoni intrecciati si sovrappongono i campioni delle news dei media internazionali che quasi subliminalmente formano una sorta di narrazione distorta della situazione in Libano, il disco rotto della storia che si ripete. Si entra in un paesaggio sonoro che è giornalistico e surreale nella sua crudezza. Il secondo brano, “Teoda” ( controllo), è altrettanto inquietante. Ad un ritmo elettronico simile ad un battito cardiaco schizzato si sovrappongono il riff di un oud , prima pulito quindi distorto, e le voci dei passeggeri di un autobus , ad un posto di blocco ,sottoposti ad interrogatorio . Uno spaccato della vita palestinese nel quotidiano , un infinita serie di ostacoli in qualsiasi direzione,un bus che, alla fine, non va da nessuna parte. Il progetto Checkpoint 303 continua l’opera cominciata da MarcelKhalife e Sheikh Imam adottando il linguaggio globale della musica elettronica . A quanto pare sembra che il messaggio lanciato non sia caduto nel vuoto dato l’alto numero di riscontri positivi ottenuti. Articoli riguardanti il collettivo sono apparsi su Le Monde Diplomatique , The Independent, il quotidiano canadese La Presse e la rivista francese Le Monde. Attivissimi a livello internazionale , il loro tour ha toccato Europa, Giappone, Australia, Canada e America . Particolarmente significative sono state le date a Sarajevo, Lione , Goteborg ,Copenhagen e Parigi per il “Tunisian Revolution Support Festival “. Dulcis in fundo Il gruppo inglese Massive Attack è rimasto cosi colpito dal suono di CHECKPOINT 303 da volerlo come dj set di apertura nelle date del tour europeo. Insomma, buone nuove sotto il sole del Medio Oriente , il sasso è stato lanciato ora basta raccoglierlo.

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