
Il 17 aprile 2025, una nuova tragedia ha funestato le montagne italiane: una cabina della funivia del Monte Faìto, in Campania, è precipitata nel vuoto, causando la morte di quattro persone e il ferimento grave di un’altra. Questo episodio richiama alla memoria il drammatico incidente della funivia Stresa-Mottarone, avvenuto il 23 maggio 2021 in Piemonte, dove persero la vita quattordici persone. Sebbene distanti nel tempo e nello spazio, i due eventi presentano un’inquietante serie di analogie che impongono una riflessione, soprattutto sul tema della sicurezza negli impianti a fune in Italia.

In entrambi i casi, la dinamica iniziale è stata pressoché identica: la rottura del cavo traente durante la risalita. Sul Monte Faìto, la cabina si stava dirigendo verso la stazione di monte quando si è spezzato il cavo di trazione. Il freno d’emergenza posto a valle ha funzionato correttamente, ma quello della cabina in salita non si è attivato, causando la precipitazione nel dirupo. Le vittime accertate includono il macchinista Carmine Parlato, due turisti britannici e una turista israeliana; un altro cittadino israeliano è rimasto gravemente ferito.

Nel caso del Mottarone, la cabina si trovava nella medesima fase del tragitto, la salita, quando il cavo traente si è spezzato. Tuttavia, in quell’occasione il freno d’emergenza era stato volutamente disattivato mediante l’inserimento di forchettoni metallici, con l’intento di aggirare un’anomalia segnalata dal sistema. L’assenza del freno causò una caduta rovinosa lungo il pendio, con la morte di 14 persone, tra cui cinque cittadini israeliani.


Le analogie tra i due episodi sono numerose e significative:
1. Cedimento del cavo traente: in entrambe le circostanze, il guasto tecnico primario è stato la rottura del cavo che trainava la cabina.
2. Freno d’emergenza inefficace: al Monte Faìto non si è attivato; al Mottarone era stato disattivato manualmente. In entrambi i casi, un sistema di sicurezza cruciale non ha assolto alla sua funzione.
3. Presenza di vittime israeliane: sia nel 2021 che nel 2025, cittadini israeliani risultano tra le vittime o i feriti gravi, un dato che si è impresso nell’opinione pubblica e nei media internazionali.
4. Impianti recentemente riaperti: la funivia del Monte Faìto era tornata in funzione solo una settimana prima della tragedia; anche quella del Mottarone aveva ripreso servizio da pochi giorni, dopo il periodo di chiusura pandemica.
All’indomani del disastro sul Monte Faìto, la Procura di Torre Annunziata ha aperto un’indagine per omicidio colposo e disastro colposo. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha richiesto un rapporto tecnico approfondito per accertare eventuali responsabilità. Una dinamica simile si era verificata anche dopo l’incidente del Mottarone, con l’avvio di un’inchiesta penale e numerosi arresti nei mesi successivi.
Le due tragedie, pur avendo cause e contesti specifici, si collocano all’interno di un medesimo quadro: quello della vulnerabilità di infrastrutture complesse affidate a sistemi di controllo e manutenzione che, in questi casi, non hanno retto alla prova dei fatti. Senza voler trarre conclusioni affrettate o speculative, resta forte l’impressione che qualcosa, nel sistema di prevenzione e vigilanza tecnica, debba essere riesaminato con urgenza.
Stefano Becciolini