Ai MARINETTI d’ITALIA sempre pronti ad IMMOLARE le TERGA ALTRUI

Servizio video

Cantore della guerra come “sola igiene del mondo”, Filippo Tommaso Marinetti fu il padre del Futurismo e un entusiasta sostenitore dell’interventismo bellico e, in seguito, del fascismo. Oggi, i suoi epigoni in giacca e cravatta si aggirano tra salotti TV e piazze infiammate dai colori europeisti, inneggiando al riarmo con lo stesso fervore retorico, ma rischiando ben poco in prima persona.

Intervista al Generale Cesare DORLIGUZZO

L’Esercito Italiano, con i suoi circa 100.000 effettivi, costituisce il principale braccio operativo terrestre della difesa nazionale. Tuttavia, il suo arsenale presenta criticità importanti. I circa 200 carri armati Ariete, fiore all’occhiello della componente corazzata, mostrano la loro età e problemi di operatività: secondo quanto riportato da Reuters nell’ottobre 2024, solo 50 di questi risulterebbero pienamente funzionanti.

Questo dato allarmante solleva interrogativi sulla reale capacità di risposta in scenari di conflitto ad alta intensità.

La dotazione si completa con 198 veicoli da combattimento Dardo, 259 autoblindo Centauro, 250 veicoli blindati Freccia e 68 semoventi PzH 2000.

Numeri che, se confrontati con quelli di altre potenze europee di simile rilevanza geopolitica, evidenziano carenze quantitative oltre che qualitative.

I mezzi in dotazione, seppur tecnologicamente avanzati al momento della loro introduzione, risentono oggi di un prolungato ciclo di vita senza adeguati programmi di ammodernamento.

AEREONAUTICA MILITARE:
L’Aeronautica, con 41.000 effettivi, presenta un quadro più variegato. Il fiore all’occhiello è rappresentato dai circa 100 Eurofighter Typhoon, caccia multiruolo di quarta generazione avanzata realizzati in cooperazione europea.

A questi si affiancano i più datati Tornado e AMX, piattaforme che hanno superato i tre decenni di servizio e che mostrano evidenti limiti operativi rispetto ai velivoli di ultima generazione.

L’acquisizione degli F-35 Lightning 2, rappresenta un tentativo di colmare questo gap tecnologico, ma il numero limitato di esemplari ordinati e i ritardi nella consegna non permettono ancora di parlare di un vero rinnovamento della flotta.

La componente di trasporto tattico e strategico, basata sui C-130J Hercules e C-27J Spartan, seppur efficiente, presenta limiti numerici che ne riducono la capacità di proiezione in teatri operativi distanti.

MARINA MILITARE:
Con 30.000 effettivi e circa 75 unità navali principali, la Marina Militare italiana deve confrontarsi con sfide impegnative nel Mediterraneo, area di crescente competizione geopolitica.

La flotta, che include fregate (classe FREMM), cacciatorpediniere (classe Orizzonte), sottomarini (classe Todaro) e navi anfibie (San Giorgio e Trieste), presenta unità di eccellente qualità ma in numero insufficiente per garantire una presenza costante in tutte le aree di interesse nazionale.

La Brigata Marina “San Marco”, forza da sbarco equipaggiata con veicoli anfibi AAV-7A1, costituisce una componente specializzata di pregio, ma anche in questo caso le limitazioni numeriche ne riducono l’impatto operativo potenziale. Il programma di rinnovamento della flotta procede a ritmi troppo lenti rispetto all’evoluzione delle minacce nel Mediterraneo allargato.

In caso di impiego dell’esercito in uno scenario bellico, quanti uomini potrebbero essere effettivamente impiegati sul campo di battaglia, considerando che secondo “il ‘Rapporto Esercito 2022” il 65% del personale ha un’età compresa tra i 30 ed i 50 anni?

Le politiche scellerate dell’Unione Europea stanno trasformando il nostro continente in un’enorme caserma, alimentando un pericoloso clima di contrapposizione con la Russia che rischia di trascinarci in un conflitto dalle conseguenze devastanti. In questo scenario inquietante, l’Italia si trova di fronte a un bivio drammatico.

Le nostre Forze Armate, come ho sopra dimostrato ampiamente  sottodimensionate, non possono sostenere le ambizioni belliche imposte da Bruxelles senza ricorrere a misure estreme. La reintroduzione della leva obbligatoria, abolita nel 2003, appare ormai come un’inevitabile conseguenza di questa folle corsa agli armamenti.

I paralleli con l’interventismo della Prima Guerra Mondiale sono agghiaccianti e impossibili da ignorare. Come allora, i giovani italiani rischiano di essere sacrificati sull’altare di interessi che nulla hanno a che vedere con la sicurezza nazionale, trascinati in un conflitto non loro da decisioni prese nei palazzi del potere.

La retorica militarista che pervade le istituzioni europee sta spingendo verso una militarizzazione forzata che avrà conseguenze sociali ed economiche devastanti. Famiglie divise, carriere interrotte, vite spezzate: questo il prezzo che l’Italia pagherà per l’ossessione guerrafondaia dell’Unione Europea.

È tempo di opporsi con fermezza a questa deriva pericolosa e di riaffermare il diritto dei popoli europei alla pace e all’autodeterminazione, prima che sia troppo tardi.

“Troppi novelli Filippo Tommaso Marinetti sgomitano tra i ‘radical chic’, rigorosamente a favore del riarmo e pronti a immolarsi — si fa per dire — sui palcoscenici televisivi e nelle varie piazze del Popolo d’Italia, con un intento ben preciso: che a rischiare le terga siano, come sempre, i figli degli altri.”
Stefano Becciolini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto