DONALD TRUMP da il via all’OPERATION SAFEGUARD

Trump intensifica la linea dura sull’immigrazione: chiusura dei confini, più truppe e rimpatri di massa

Il Presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, ha firmato una serie di ordini esecutivi volti a rafforzare la sicurezza nazionale e a contrastare l’immigrazione illegale. Queste misure includono la chiusura del confine meridionale agli immigrati clandestini, l’invio di ulteriori truppe al confine con il Messico e la sospensione di programmi umanitari esistenti, nonché il rimpatrio agli irregolari che sono presenti illegalmente nel Paese da meno di due anni.

Tendopoli frontiera Messico – USA

Chiusura del Confine Meridionale
In risposta a quella che è stata definita un’emergenza nazionale, il Presidente Trump ha ordinato la chiusura immediata del confine tra Stati Uniti e Messico agli immigrati clandestini. Questa decisione mira a prevenire l’ingresso non autorizzato nel Paese e a garantire la sicurezza dei cittadini americani.

Dispiegamento di Truppe Aggiuntive
Il Pentagono ha annunciato il dispiegamento di 1.500 soldati aggiuntivi al confine meridionale, incrementando la presenza militare nella regione.
Attualmente, al confine tra Stati Uniti e Messico sono schierati circa 2.200 soldati in servizio attivo, supportati da migliaia di membri della Guardia Nazionale. In seguito all’ordine esecutivo del Presidente Donald Trump, il Pentagono ha iniziato a dispiegare ulteriori 1.500 soldati, portando il totale delle truppe attive a circa 3.700 unità.
L’obiettivo dell’amministrazione è incrementare ulteriormente la presenza militare fino a un totale di 10.000 soldati lungo il confine meridionale.
Queste forze forniranno supporto logistico e operativo alle agenzie di frontiera per migliorare la sorveglianza e il controllo dell’area.

Sospensione del Programma “Parole Umanitario”
L’amministrazione ha sospeso il programma “Parole” umanitario, che permetteva a migranti provenienti da paesi come Venezuela, Cuba, Nicaragua e Haiti di entrare legalmente negli Stati Uniti con un permesso di due anni e autorizzazione al lavoro. Questa sospensione influisce su oltre mezzo milione di beneficiari del programma.

Il programma “Parole Umanitario” negli Stati Uniti è stato introdotto nell’ottobre 2022 per i migranti venezuelani e successivamente ampliato, nel gennaio 2023, per includere cittadini di Cuba, Haiti e Nicaragua. Attivo da oltre due anni, il programma ha consentito a più di 530.000 persone di entrare legalmente nel Paese.
Fino alla fine di ottobre 2024, il programma ha registrato la partecipazione di circa 110.240 cubani, 211.040 haitiani, 93.070 nicaraguensi e 117.330 venezuelani. Tuttavia, il 4 ottobre 2024, l’amministrazione Biden aveva annunciato che non avrebbe rinnovato il programma per queste quattro nazionalità.

Intensificazione delle Operazioni di Rimpatrio
Le operazioni di rimpatrio sono iniziate il 21 gennaio 2025, con un’operazione denominata “Operation Safeguard” a Chicago, coinvolgendo tra i 100 e i 200 agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE). L’obiettivo è estendere queste operazioni ad altre città, concentrandosi inizialmente sugli immigrati con precedenti penali, inclusi reati minori come violazioni del codice della strada. Tuttavia, qualsiasi individuo presente illegalmente nel Paese e incontrato durante questi arresti sarà soggetto a detenzione e rimpatrio.

Sebbene non siano stati forniti numeri esatti, l’amministrazione Trump ha indicato l’intenzione di effettuare un numero “da record” di espulsioni, con l’obiettivo di rimpatriare fino a 1,3 milioni di immigrati irregolari che hanno già ricevuto ordini definitivi di espulsione da un tribunale per l’immigrazione. Non è stato specificato un arco temporale preciso per raggiungere questo obiettivo.

Inoltre, l’amministrazione sta valutando accordi con Paesi terzi, come le isole Turks and Caicos, le Bahamas, Panama e Grenada, per trasferire gli immigrati che non possono essere rimpatriati direttamente nei loro Paesi d’origine.

Reazioni e Implicazioni
Queste misure hanno suscitato preoccupazioni tra le organizzazioni per i diritti umani e alcuni governi stranieri, che temono un aumento delle tensioni e delle difficoltà per gli immigrati coinvolti.
Il Messico ha espresso timori riguardo all’impatto dei rimpatri di massa sul proprio territorio e sulla gestione di quelli rimpatriati. Il cardinale statunitense Blase Cupich, durante una visita a Città del Messico, ha dichiarato che la Chiesa cattolica si opporrà a qualsiasi piano che preveda la deportazione di massa dei cittadini statunitensi nati da genitori privi di documenti.
Inoltre, l’Unione Europea ha manifestato preoccupazioni riguardo alle politiche migratorie e di rimpatrio, sottolineando la necessità di rispettare i diritti umani e di garantire che nessuno venga rimpatriato in un Paese dove potrebbe subire gravi violazioni dei diritti umani o addirittura la morte.
L’amministrazione Trump ribadisce che tali azioni sono necessarie per proteggere la sovranità nazionale e garantire l’applicazione delle leggi sull’immigrazione.
Stefano Becciolini

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