
Grecia in fiamme nel secondo anniversario della strage di Tempi
Sciopero generale e scontri in piazza: la rabbia dei cittadini per la mancanza di giustizia paralizza il paese.
Il 28 febbraio 2025 la Grecia è stata attraversata da un’ondata di proteste senza precedenti. Nel secondo anniversario del disastro ferroviario di Tempi, decine di migliaia di cittadini hanno invaso le strade di Atene e delle principali città greche per chiedere giustizia per le 57 vittime di una delle peggiori tragedie nella storia del paese.
La protesta che ha paralizzato un paese
Le manifestazioni, iniziate con un carattere commemorativo, si sono rapidamente trasformate in accesi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Bombe incendiarie da un lato e gas lacrimogeni dall’altro hanno creato scene di tensione in diverse piazze greche.

L’impatto della protesta è stato significativo: il paese è stato paralizzato da uno sciopero generale che ha bloccato voli, treni, traghetti e attività commerciali. Un fermo collettivo che ha voluto ricordare simbolicamente come due anni fa la Grecia si fermò davanti alla notizia del tragico incidente.
Le ragioni di una rabbia crescente
Alla base della mobilitazione c’è l’indignazione per la gestione delle indagini sull’incidente. Le famiglie delle vittime accusano le autorità di aver insabbiato prove cruciali e di aver condotto un’inchiesta inadeguata, mentre il governo respinge tali accuse e continua a promettere riforme nel sistema ferroviario.
Il disastro, avvenuto quando l’InterCity 62 si scontrò frontalmente con un treno merci nei pressi della valle di Tempi, fu causato da una combinazione letale di errori umani e gravi carenze infrastrutturali. Il capostazione di Larissa, in servizio da cinque notti consecutive, instradò erroneamente il treno passeggeri sul binario sbagliato, mentre i sistemi di sicurezza essenziali non erano funzionanti.

Le indagini condotte dall’Autorità Ellenica per l’Investigazione degli Incidenti Aerei e Ferroviari hanno portato alla formulazione di 17 raccomandazioni, che spaziano dal miglioramento delle assunzioni e della formazione del personale al rinnovo delle infrastrutture. Nonostante le dimissioni del ministro dei Trasporti all’indomani della tragedia, molti greci ritengono che non ci sia stata un’adeguata assunzione di responsabilità.
La sfiducia nelle istituzioni
Queste proteste, considerate tra le più grandi mobilitazioni nella storia moderna della Grecia, non riguardano solo il disastro di Tempi. Riflettono una profonda frustrazione verso istituzioni governative percepite come inefficienti e poco trasparenti.
A due anni dalla tragedia, la rabbia popolare dimostra che la ferita è ancora aperta e che il cammino verso una giustizia completa e una riforma efficace del sistema ferroviario greco è ancora lungo. La memoria delle 57 vittime continua a essere un potente catalizzatore per un cambiamento che gran parte della società greca considera non più rimandabile.
Stefano Becciolini