Piaggio Aerospace e Leonardo: il GRANDE SCANDALO della svendita italiana ai TURCHI

Video servizio del 9 Marzo 2025
Video servizio del 30 dicembre 2024

La storica Piaggio Aerospace passa alla turca Baykar: un’altra eccellenza italiana ceduta all’estero tra promesse di rilancio e il rischio di perdere un asset strategico.

L’Italia ha perso un altro pezzo della sua storia industriale. Ne avevamo già scritto il 30 dicembre 2024, quando tra i pranzi di Natale ed i fumi alcolici dell’ultimo dell’anno la notizia era passata inosservata.

Il 27 dicembre 2024 è stata ufficializzata la vendita di Piaggio Aerospace alla società turca Baykar, con la solita retorica di “salvaguardare l’occupazione” e “rilanciare l’azienda”. Una narrazione trita e ritrita, buona solo per coprire l’ennesima resa incondizionata del nostro Paese agli interessi stranieri

Per l’ennesima volta, un gioiello dell’industria italiana viene ceduto all’estero, con il benestare delle nostre istituzioni, che si limitano a fare da spettatrici passive di un’operazione che grida incompetenza, mancanza di visione e sottomissione ai poteri economici internazionali.

Bombardiere Piaggio II^ Guerra Mondiale

Piaggio Aerospace: dalla gloria alla svendita
Parliamo di un’azienda che ha scritto pagine importanti nella storia dell’aeronautica italiana. Fondata nel 1884, Piaggio Aerospace ha innovato il settore con progetti rivoluzionari come il P.180 Avanti, un velivolo con caratteristiche tecniche uniche al mondo.
Eppure, come troppo spesso accade in Italia, l’incapacità gestionale e l’assenza di una politica industriale degna di questo nome hanno portato al declino.
Invece di difendere e rilanciare un’azienda strategica, i governi che si sono succeduti hanno permesso che finisse in amministrazione straordinaria nel 2018, aprendo la strada a quello che oggi si concretizza: la cessione totale a un gruppo straniero.

A beneficiare di questa operazione è Baykar, colosso turco specializzato nella produzione di droni da guerra. Dietro questa azienda c’è Selçuk Bayraktar, genero di Recep Tayyip Erdoğan, il presidente turco che ha costruito il suo impero anche grazie a una strategia industriale e militare chiara e aggressiva.
Per la Turchia, questa acquisizione è una mossa strategica perfetta: non solo mette le mani su tecnologie aerospaziali di alto livello, ma rafforza la sua presenza nel mercato europeo dei droni e dei sistemi senza pilota.

E l’Italia? L’Italia cede senza battere ciglio, limitandosi ad assistere alla svendita di una delle poche aziende capaci di competere a livello globale.

Le promesse di “mantenere i posti di lavoro” e di “investire nella produzione” sono già state sentite troppe volte, e sappiamo bene come andrà a finire: Piaggio Aerospace diventerà l’ennesimo avamposto di una multinazionale straniera, con il nostro Paese ridotto al ruolo di subfornitore e spettatore impotente.

6 Marzo 2025 accordo Leonardo – Bsykan

Ma la storia non finisce qui. Il 6 marzo 2025, Leonardo ha annunciato un Memorandum d’Intesa con Baykar per la creazione di una joint venture sui sistemi aerei senza pilota .
Se qualcuno sperava che Leonardo potesse bilanciare la perdita di Piaggio Aerospace con un ruolo di primo piano nella difesa italiana, si sbagliava di grosso. Questa alleanza dimostra solo una cosa: il nostro Paese non è più in grado di camminare con le proprie gambe.

Il presidente Erdogsn con il genero Selçuk Bayraktar

L’Italia, invece di puntare su uno sviluppo autonomo delle proprie capacità tecnologiche, si lega mani e piedi a un colosso straniero, lasciando che siano altri a dettare le regole del gioco.
Questa operazione è l’ennesima dimostrazione dell’incapacità dell’Italia di difendere il proprio patrimonio industriale. I nostri governi si riempiono la bocca con slogan sul Made in Italy, ma nei fatti permettono che le nostre aziende migliori finiscano nelle mani di colossi esteri.

Il risultato? Perdiamo tecnologia, perdiamo controllo strategico, perdiamo posti di lavoro qualificati e, soprattutto, perdiamo sovranità.
Questa non è solo una vendita: è una resa. È la conferma che il nostro Paese non ha una visione, non ha una strategia, non ha una politica industriale degna di questo nome.

Ma perché proprio ai turchi?
A questo punto è lecito chiedersi: perché proprio ai turchi? Perché un’azienda come Baykar, legata a doppio filo al governo di Erdoğan e con una chiara strategia di espansione nel mercato militare europeo, ha avuto la possibilità di mettere le mani su una delle poche eccellenze italiane nel settore aerospaziale?
Non si poteva fare altro? Perché Leonardo, che è partecipata dallo Stato italiano, non ha rilevato Piaggio Aerospace?

Il presidente Turco Erdogsn

L’Italia ha in Leonardo il suo colosso della difesa, un’azienda in grado di gestire e sviluppare tecnologie di alto livello, con risorse e competenze per rilanciare Piaggio Aerospace e reintegrarla in un piano industriale nazionale. Eppure, per qualche ragione oscura, il governo ha preferito far entrare un attore straniero piuttosto che rafforzare un asset strategico nazionale.
Se Leonardo fosse intervenuta, Piaggio Aerospace avrebbe potuto continuare a operare sotto un’egida italiana, mantenendo il know-how nel Paese e garantendo che lo sviluppo delle sue tecnologie aerospaziali fosse al servizio dell’industria e della difesa italiana.

Ma evidentemente, gli interessi del nostro governo vanno in un’altra direzione. E così, ci ritroviamo con un’azienda storica nelle mani di un colosso straniero, mentre Leonardo finisce a collaborare con Baykar anziché acquisire direttamente Piaggio Aerospace.
Siamo di fronte a una scelta voluta o imposta? È il frutto di un’incapacità politica o di pressioni internazionali? Qualunque sia la risposta, il risultato non cambia: l’Italia continua a perdere sovranità, continua a vendere pezzi del suo futuro e continua a dimostrarsi incapace di difendere i suoi interessi strategici.
Fino a quando potremo permettercelo? Fino a quando continueremo a farci espropriare delle nostre eccellenze senza reagire? Il tempo per le scuse è finito: o il Paese si sveglia e inizia a proteggere il proprio patrimonio industriale, o continueremo a essere spettatori della nostra stessa decadenza.
Stefano Becciolini

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