ESPLOSIONE SULLA PETROLIERA SEAJEWEL: INDAGINI SU PISTA UCRAINA

petroliera Seajewel

Un attacco mirato nelle acque territoriali italiane riaccende le tensioni geopolitiche: l’esplosione sulla petroliera Seajewel a largo di Savona solleva interrogativi inquietanti su sabotaggi e guerra asimmetrica.

Nel costante turbinio delle notizie provenienti dagli Stati Uniti d’America, anche noi non abbiamo dato il giusto risalto ad una vicenda occorsa sul nostro territorio nazionale.

Il 14 febbraio 2025, la petroliera Seajewel, battente bandiera maltese, è stata oggetto di un grave attacco mentre si trovava ancorata nel campo boa tra Savona e Vado Ligure, in acque territoriali italiane. L’esplosione ha provocato uno squarcio di circa un metro e mezzo nello scafo, e solo per circostanze fortunate si è evitato un disastroso sversamento di petrolio che avrebbe potuto causare una catastrofe ambientale lungo le coste liguri.

Le autorità italiane hanno immediatamente avviato un’inchiesta per “naufragio aggravato dal terrorismo”, un reato di estrema gravità che evidenzia la serietà con cui viene trattato questo atto ostile perpetrato all’interno del nostro territorio marittimo. L’ipotesi principale al vaglio degli inquirenti è quella di un deliberato sabotaggio da parte di agenti ucraini, il che configurerebbe un “atto di guerra asimmetrica” condotto in acque sovrane italiane.

La Seajewel è fortemente sospettata di appartenere alla cosiddetta “flotta ombra” russa, un network di navi che trasportano petrolio russo eludendo le sanzioni internazionali. Queste imbarcazioni operano sotto bandiere di comodo e seguono rotte alternative specificamente progettate per sfuggire ai controlli internazionali. Secondo fonti attendibili, la Seajewel avrebbe effettuato numerosi viaggi tra porti russi e altri scali internazionali negli ultimi mesi, operando in una zona grigia del diritto marittimo internazionale.

L’ipotesi di un coinvolgimento diretto di Kiev si fonda su un preoccupante “schema” di attacchi simili a infrastrutture energetiche russe attribuiti alle forze ucraine.

Un caso emblematico è quello della Grace Ferrum, gravemente danneggiata da un’esplosione nel porto di Tripoli, in Libia, appena due settimane prima, il 1° febbraio 2025.

Grace Ferrum

In quell’occasione, le indagini hanno rivelato l’uso di sofisticati ordigni magnetici posizionati strategicamente sullo scafo della nave, una tattica che richiede notevoli capacità operative e supporto logistico.

Le indagini sulla Seajewel sono affidate ai massimi livelli dell’apparato investigativo italiano: la Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova, coadiuvata dalla Digos e dalla Capitaneria di Porto.

I sommozzatori d’élite del Comsubin della Marina Militare hanno condotto meticolosi sopralluoghi subacquei per raccogliere elementi cruciali alla ricostruzione della dinamica dell’esplosione e all’identificazione dei responsabili di questo atto ostile.
Stefano Becciolini

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