MORTO CARMINE GALLO indagato per l’inchiesta  EQUALIZE

Carmine Gallo fondatore di EQUALIZE trovato morto
Servizio video del Novembre 2024

Un infarto fulminante lo ha stroncato a dieci giorni da un’udienza cruciale. La morte di Carmine Gallo, ex poliziotto e fondatore dell’agenzia di intelligence privata “Equalize”, aggiunge un velo di mistero a un’inchiesta che scuote i vertici dell’imprenditoria e della sicurezza italiana.

La notizia della morte di Carmine Gallo nella sua abitazione di Garbagnate Milanese segna l’ultimo, drammatico capitolo di una vicenda che ha scosso il mondo dell’intelligence privata italiana.

Carmine Gallo

La notizia della morte di Carmine Gallo nella sua abitazione di Garbagnate Milanese segna l’ultimo, drammatico capitolo di una vicenda che ha scosso il mondo dell’intelligence privata italiana.

A 66 anni, l’ex funzionario di polizia è stato trovato senza vita il 9 marzo, stroncato, secondo le prime ipotesi, da un infarto fulminante. Un’uscita di scena che arriva in un momento cruciale dell’inchiesta che lo vedeva protagonista, a soli dieci giorni dall’udienza davanti al Tribunale del Riesame che avrebbe potuto inasprire la sua posizione cautelare.

C’è qualcosa di profondamente contraddittorio nella figura di Gallo, un uomo che ha dedicato gran parte della sua vita alla giustizia per poi ritrovarsi, dopo il pensionamento, dall’altra parte della barricata. La sua carriera in polizia aveva toccato vette di prestigio: la partecipazione alla liberazione di Alessandra Sgarella nel 1998 e il coinvolgimento nelle indagini sull’omicidio Gucci nel 1997 erano medaglie al valore di un curriculum impeccabile.

Eppure, qualcosa è cambiato quando, nel 2018, ha appeso la divisa al chiodo. La fondazione di “Equalize” l’anno successivo sembrava il naturale proseguimento di una vita spesa nella raccolta di informazioni, ma con un piccolo, fondamentale cambiamento: il passaggio dal pubblico al privato, con tutte le zone d’ombra che questo comporta.

L’agenzia di investigazioni “Equalize” si era rapidamente costruita una reputazione solida nel panorama italiano. Con una clientela d’élite che spaziava dai colossi dell’energia come Eni ed Erg a multinazionali del calibro di Barilla e Heineken Italia, l’agenzia si era posizionata come un fornitore d’intelligence di alto livello.

Ma dietro questa facciata di professionalità si nascondeva, secondo gli inquirenti, un sistema ben oliato di raccolta illegale di informazioni.

L’inchiesta avviata nel 2022 dalla DDA di Milano ha svelato un mondo inquietante fatto di accessi abusivi a banche dati governative, utilizzo di malware sofisticati e vendita di dossier riservati al miglior offerente.

Non stiamo parlando di piccoli numeri: le indagini parlano di dati raccolti illegalmente su circa 800.000 persone. Un’operazione massiccia che solleva interrogativi inquietanti sulla sicurezza delle nostre informazioni personali e sulla vulnerabilità dei sistemi informatici nazionali.

La lista degli indagati nell’inchiesta “Equalize” si legge come una “identificazione dei ruoli” della classe dirigente italiana.

Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano

Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano, rappresenta l’apice di quella commistione tra potere economico e informazione che caratterizza il caso. La sua posizione di socio principale dell’agenzia sotto inchiesta solleva dubbi sulla permeabilità tra mondo degli affari e attività di intelligence privata.

Accanto a figure di spicco come Pazzali e Gallo, troviamo tecnici come l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, le cui conoscenze  informatiche  avrebbero permesso l’accesso a dati altrimenti inaccessibili. È questa combinazione di competenze diverse – contatti istituzionali, conoscenza delle procedure investigative e abilità tecniche – che ha reso “Equalize” una macchina così efficiente e, al contempo, così pericolosa.

La questione più delicata riguarda forse i clienti dell’agenzia. Grandi aziende italiane e multinazionali che hanno pagato per ottenere informazioni privilegiate. Quanto sapevano delle modalità con cui “Equalize” raccoglieva questi dati? Erano all’oscuro dei metodi illeciti o hanno deliberatamente chiuso un occhio di fronte a risultati così dettagliati e preziosi?

La linea di demarcazione tra cliente inconsapevole e complice è sottile, e sarà compito della magistratura fare chiarezza su questo aspetto. Ciò che è certo è che la fame di informazioni nel mondo degli affari contemporaneo ha creato un mercato florido per agenzie come “Equalize”, disposte a spingersi oltre i limiti della legalità per soddisfare le richieste dei propri clienti.

Il caso “Equalize” mette in luce le zone d’ombra di un settore, quello dell’intelligence privata, che opera spesso ai margini della legalità. L’uso di tecnologie avanzate come i “Remote Access Trojan” per infiltrarsi in sistemi protetti rappresenta un salto di qualità nelle capacità di spionaggio aziendale, rendendo sempre più labili i confini tra sicurezza nazionale e interessi privati.

La morte di Gallo, avvenuta mentre era agli arresti domiciliari, aggiunge un elemento di mistero a una vicenda già complessa. L’autopsia disposta dalla Procura chiarirà se si è trattato effettivamente di un infarto o se esistono altre spiegazioni. In ogni caso, il tempismo è quantomeno singolare: a dieci giorni dall’udienza che avrebbe potuto aggravare la sua posizione, Gallo esce definitivamente di scena.

Ciò che emerge con chiarezza dal caso “Equalize” è la mercificazione dell’informazione e della sicurezza nel mondo contemporaneo. Dati sensibili raccolti per proteggere i cittadini diventano merce di scambio nel mercato dell’intelligence privata, creando un cortocircuito pericoloso tra pubblico e privato.

La chiusura dell’agenzia e le misure cautelari adottate nei confronti dei suoi dirigenti rappresentano un passo necessario ma non sufficiente. Il vero interrogativo riguarda la vulnerabilità strutturale dei nostri sistemi informatici e la facilità con cui informazioni riservate possono essere sottratte e rivendute.

In un’epoca in cui i dati rappresentano la risorsa più preziosa, il caso “Equalize” ci ricorda quanto sia sottile la linea tra protezione e violazione della privacy, tra sicurezza nazionale e interessi privati. E ci lascia con una domanda inquietante: quante altre “Equalize” operano nell’ombra, raccogliendo silenziosamente informazioni su di noi?
Stefano Becciolini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto